Quali attenzioni nell’assumere i rimedi omeopatici

Cercherò di riassumere in modo sintetico le principali avvertenze da considerare durante l’assunzione dei rimedi omeopatici.

  1. Se la terapia deve essere assunta una o più volte al giorno e per più giorni: sempre dinamizzare il rimedio ogni volta, battendo il flacone 8-12 volte con movimento verticale sul palmo della mano.
  2. Caffé: nella mia esperienza ho notato che se una persona è abituata a bere caffè ogni giorno, durante la terapia omeopatica si possono bere sino a 2 caffè al giorno senza accorgerci che il caffè crei qualche interferenza con la terapia. Oltre i 2 caffè al giorno si osserva un effetto “farmacologico” del caffè e la reazione dell’organismo alla terapia omeopatica viene disturbata/bloccata. Se la persona non è abituata a bere caffè, anche un solo caffè dopo l’assunzione del rimedio omeopatico può bloccarne l’azione.
  3. Oli essenziali: ho notato che l’uso di oli essenziali per inalazione o come creme spalmate sul corpo produce un evidente blocco della reazione dell’organismo allo stimolo del rimedio. Sconsiglio sempre l’utilizzo di queste sostanze durante la terapia omeopatica.
  4. : non ho mai notato che la normale quantità di tè che si può assumere in un giorno, 1-2 tazze, interferisca con i rimedi.
  5. Menta e altre erbe fortemente aromatiche, in infusione: l’azione di interferenza/blocco è minore rispetto a quella degli oli essenziali. Se l’infuso è assunto ad alcune ore di distanza dal rimedio è difficile notare interferenze.
  6. Altri sapori forti: è sempre consigliabile assumere il rimedio quando in bocca non sono presenti altri sapori forti (cibi, dentifricio, caramelle balsamiche, ecc.). E’ sufficiente attendere il tempo necessario affinché il sapore forte venga smaltito dalle papille gustative e poi si può prendere il rimedio.
  7. Non è necessario assumere i rimedi a distanza di 1-2 ore dai pasti. E’ sufficiente osservare le indicazioni del punto 6.

Il rimedio omeopatico è portatore di una “sottile informazione energetica” che non deve essere disturbata da stimoli che attivano più intensamente le reazioni dell’organismo. Usando un semplice paragone: se suoniamo il tamburo mentre qualcuno sta suonando il flauto dolce, il suono di quest’ultimo non riusciamo a sentirlo.